Ansia a scuola

Nelle giovani età, le preoccupazioni, le paure e le ansietà, sono piuttosto fisiologiche anche perchè non è così ben definita la differenza tra il mondo reale e quello immaginario che devono differenziarsi in modo più netto e chiaro. Ma quando ci troviamo di fronte a comportamenti che durano molto a lungo, quando decisamente l'ansia diventa esagerata e senza controllo, coinvolgendo molti ambiti della vita del minore, allora forse, qualche cosa sta cambiando. 

Ci sono età in cui anche i più piccoli affrontano degli importanti cambiamenti : l'inizio della scuola a 6 anni, il passaggio alla  scuola media, intorno agli 11 e poi, intorno ai 14 anni, il passaggio alla scuola superiore. Secondo i dati Ocse più recenti, gli adolescenti della scuola italiana sono più ansiosi di tutti gli studenti europei, indipendentemente dalla loro resa scolastica. 

E' proprio il tema della scuola ad essere l'oggetto di maggior investimento in tema di ansia, tanto da scatenare reazioni e comportamenti che possono essere molto difficili da gestire, con il cronicizzarsi del comportamento stesso. I segnali più diffusi sono senza dubbio le crisi di panico la sera prima dell'interrogazione o appena prima di entrare a scuola. Crisi di pianto, tremori assieme a sintomatologie classicamente di natura psicosomatica come mal di pancia e mal di testa, completano poi il corollario sintomatologico. Peggiorano spesso a tal punto, che rifiutano di andare a scuola proprio nei giorni in cui l'ansia è maggiore, generalmente in concomitanza della interrogazione che più li preoccupa o dell'insegnante con cui hanno maggiore difficoltà.

A poco serve l'investimento ulteriore sui libri perchè anche i ragatti che si sentono preparati possono manifestare la loro preoccupazione in merito allìesito della prova, dell'interrogazione ma soprattutto del voto che potrebbero prendere. Anzi proprio secondo il rapporto dell'Ocse, più studiano e più presentano sintomatologie ansiose tanto che secondo lo stesso rapporto " in Italia, l'ansia scolastica è più frequente nelle scuole in cui gli studenti studiano per oltre 50 ore a settimana a scuola e fuori" .

Inizialmente i genitori non riescono a comprendere la gravità della sintomatologia che si presenta; considerano quelli come veri e propri capricci senza motivo e nei confronti dei quali sono assolutamente determinati a non cedere. A volte proprio questo atteggiamento contribuisce senza volerlo al rinforzo del comportamento di evitamento messo in atto dai figli. Il genitore è allibito, quasi deluso da questo atteggimento. Il rimprovero  accompagnato dal tentativo di scrollare di dosso dal figlio questa condizione, non sempre si dimostra efficace, anzi, contribuisce a rinforzare il vissuto di svalutazione ed insicurezza che il minore sta vivendo. 

A timore del fallimento scolastico si aggiunge così, la convinzione di aver deluso le aspettative dei genitori rinforzando in loro un atteggiamento decisamente negativo e boicottante che li predisporrà quasi sicuramente al fallimento e al peggioramento generale della propria condizione di salute. 

Comprendere pienamente i timori e le insicurezze dei propri figli, richiede molta pazienza nell'ascolto e la capacità di contenere le loro preoccupazioni senza alimentarne paradossalmente  altre. Attenzione dunque a che le vostre frustrazioni di genitori  non si sommino a quelle dei vostri figli.