Conseguenze psicologiche di un disastro ambientale annunciato

In questi giorni la paura ed il timore della contaminazione dall'amianto è tornata prepotentemente nella nostra quotidianità a seguito dell'incendio che ha coinvolto la Eco X di Pomezia. Tra le altre, una immediata conseguenza è quella del divieto di approvvigionamento delle derrate alimentari nel raggio di 50 Km dal luogo dell'evento fino a nuova disposizione.

Il dato più allarmante che emerge è che, nonostante le indicazioni di legge, non sono state fatte delle effettive bonifiche nei contesti di lavoro, realmente efficaci all'eliminazione di qualsiasi tipologia di pericolo che possa coinvolgere queste sostanze.

Mi sono già occupata in passato di questo tema ed anche leggendo i vari studi effettuati, emergeva che il rischio si presentava anche in considerazione del fatto che eventuali residui di polveri di amianto venissero mescolate con altre sostante tossiche collegate a lavorazioni attuali, esponendo in questo modo non solo i lavoratori allo stesso rischio di qualche anno fa, ma anche creando un importante rischio all'ambiente circostante. Esattamente ciò che è accaduto pochissimi giorni fa.

Ad oggi rimane comunque deludente rilevare che di fatto, che solo a seguito di accertamenti giudiziari, si possa arrivare ad un chiarimento di ciò che è realmente accaduto, dell'effettivo impatto che incidenti come questi, assolutamente prevedibili, possano aver determinato e determineranno sulla popolazione e sui dipendenti stessi dell'azienda.

Per un lavoratore, essere costretto a accettare circostanze di lavoro simili, aumenta il senso di frustrazione e di sfiducia poiché vengono a mancare quei criteri di diligenza da parte dell’azienda, che di fatto non possono esonerare dalla responsabilità ( art. 1176 c.c.). Infatti, pur considerando il contesto lavorativo come rischioso e a volte vessatorio, esso rappresenta una importante fonte di sostentamento economica per il lavoratore che inevitabilmente si trova incastrato tra una situazione traumatica e la necessità di lavorare e ricevere un salario.

Così come allora, in aziende come questa, sia per i dipendenti che per gli abitanti delle zone fino a 50 km, la preoccupazione sulla salute e sulle eventuali conseguenze di quanto accaduto, potranno far vivere anche ansia e preoccupazione per la propria salute. A lungo andare il costante timore può divenire tale da rinforzare la pericolosità dell’evento percepito, vissuto come traumatico e determinare una situazione persistente e cronica.

Come per altri territori, probabilmente anche qui si apriranno nuovi versanti di contaminazione sia reale che psicologica in seguito all'essere stati esposti ad eventi di natura traumatica percepiti come potenzialmente causanti morte, o in grado di causare gravi lesioni, o ancora pericoloso per l’integrità fisica e psichica propria o altrui. La risposta a detta situazione comporta paura, impotenza, ed orrore.

Tenendo conto che come noto, l'incubazione di patologie derivate da contaminazioni da alcune sostanze come ad esempio l'amianto, possano richiedere diversi anni per manifestarsi, la preoccupazione di possibili conseguenze può di fatto rappresentare un timore concreto che accompagna le persone coinvolte giorno dopo giorno.

Se osserviamo i fatti da un punto di vista psicologico giuridico, sembra inequivocabile che il nesso causale in grado di spiegare la relazione tra gli eventi considerati come critici, e il danno psichico potenzialmente patito non solo di dipendenti dell'azienda , ma anche da tutte le persone esposte alle conseguenze del tragico evento di questi giorni, possa individuarsi nella indesiderabilità e minacciosità degli eventi stessi intesi come preoccupazione per un grave rischio alla salute, percezione della presenza di un rischio continuato a cui essere sottoposto, impotenza per mancanza di rassicurazioni da parte degli addetti al settore.